Sembra che il termine “Smombies” o “Smartphone Zombies” sia stato inventato in Germania, cosi come dalla Germania viene questa novità, dei semafori a pavimento per scongiurare il ferimento, o peggio, di persone distratte dal proprio smartphone.
Nella città tedesca di Ausburg sono stati installati dei nuovi semafori a LED rossi, incorporati nella pavimentazione del marciapiede in due fermate di tram per cercare di fornire un avvertimento ulteriore a coloro che dimenticano di guardare il tradizionali indicatori al livello degli occhi.
Le piccole luci lampeggiano di rosso per segnalare un tram quando si avvicina.
Il sistema in prova è stato introdotto dopo che in Germania, cosi come in Italia per altro, parecchi Smombies sono stati investiti dai tram cittadini o da treni, autobus ecc.
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C’era una volta… Internet
Cinque fiabe rivisitate per trattare cinque problemi di scottante attualità
L’ufficio per la Prevenzione Svizzera della Criminalità ha pubblicato un opuscolo per i genitori di bambini sotto i 12 anni dove vengono rivisitate cinque fiabe famosissime, riadattate ai nostri giorni per illustrare i pericoli del Web.
Oltre ad un opuscolo ci sono le registrazioni con speaker professionisti delle fiabe rivisitate.
Segnaliamo anche le altre pubblicazioni che pero’ si riferiscono al diritto elvetico.
Una pubblicazione dell’Ufficio Federale delle Comunicazioni della Confederazione Elvetica. Semplici storie con consigli semplici e un linguaggio chiaro. Buona lettura. Anche stampabile.
Un video carino sul rapporto genitori e figli sul web. In linea con lo spirito di questo sito e di questo movimento di genitori
Il progetto europeo per l’inclusione digitale dei genitori immigrati ha presentato i primi risultati a Bologna lo scorso 22 ottobre 2015.
Segnaliamo questo post del 18/11/2015 di Sonia Livingston della London School of Economics sul blog “Parenting for a Digital Future”. L’originale in inglese si trova qui. La traduzione è a cura di Stefano Kluzer
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Riproposto tale e quale dal sito HuffingtonPost:
Lynelle Cantwell, studentessa canadese di 17 anni, è caduta dalle nuvole quando ha scoperto che il suo nome era stato inserito in un sondaggio online creato dai compagni di classe per votare “la ragazza più brutta”, al quale hanno preso parte, in modo anonimo, più di 100 persone. Superato lo shock iniziale, Lynelle non è stata a guardare: attraverso la sua pagina Facebook ha scritto un messaggio contro chi guarda solo all’aspetto fisico, perdendosi tutta la bellezza che, invece, c’è intorno.
“Per la persona che ha creato il sondaggio. Mi dispiace che la tua vita sia così triste da portarti a buttare giù quella degli altri. Per le 12 persone che mi hanno votato, relegandomi al quarto posto. Mi dispiace anche per voi. Mi dispiace che non abbiate avuto la possibilità di conoscermi come persona. So che non sono la più bella a cui guardare. So che ho il doppio mento e che indosso una taglia XL. So che non ho un sorriso o un viso perfetti. Ma mi dispiace per voi. Non per me stessa. Io sono quella che sono. Posso non essere sembrare ‘giusta’ dall’esterno. Ma sono divertente, buona, gentile, semplice, non giudico ma sono comprensiva, pronta a dare un aiuto e super alla mano per parlare. E lo stesso vale per le altre ragazze che avete messo in lista. Solo perché non siamo perfette dal di fuori non significa che siamo brutte. Se questa è la vostra idea di bruttezza mi dispiace per voi. Seriamente, fatevi una vita.”
In Italia la cultura e le competenze digitali non tengono il passo con la società e l’economia, per colmare il gap è necessaria una condivisione strategica tra mondo dell’istruzione e mondo del lavoro.
Le competenze digitali hanno una diffusione a macchia di leopardo, dal 37% per la Pubblica Amministrazione locale al 73% per le aziende tecnologiche. Poca formazione digitale interna, la media è di 6,2 giornate l’anno nelle imprese ICT, 4 nella PA e solo 3 nelle aziende utenti. Al top le lauree in Informatica e Ingegneria, ma manca una condivisione dei percorsi e degli skill che servono alle aziende più innovative.
La Corte di Strasburgo ha decretato che una società privata non solo ha tutto il diritto di controllare le comunicazioni che viaggiano sulla casella di posta aziendale, ma che può avvalersi della facoltà di licenziare un dipendente, qualora questi usasse gli account dell’ufficio per scopi privati. Nessuna violazione della privacy.
Fonte: http://www.wired.it/internet/regole/2016/01/13/mail-aziendale-licenziamento/
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Quanto accaduto ad Attilio Solinas, medico e consigliere della Regione Umbria per il Partito Democratico, è la dimostrazione di quanto sia facile cadere in trappola quando si accetta l’amicizia (su Facebook) da sconosciuti.
Tutto è iniziato quando quella che pareva una bella donna – o così sembrava dalla foto sul profilo – ha inviato al consigliere una richiesta di amicizia. A questa hanno fatto seguito un po’ di chiacchierate via chat e, infine, una chiamata tramite Skype «di un minuto e mezzo sul telefonino» come ha spiegato Solinas stesso in un’intervista. Poi, per un po’ la donna è sparita nel nulla. Circa un mese fa Solinas la brutta sorpresa: «Mi è arrivato un messaggio sulla stessa chat. Diceva: “Se non vuoi che tutti i tuoi amici e i colleghi vedano questo, ci devi pagare 2.500 euro subito”». In allegato alla chat c’erano un fotomontaggio a luci rosse e un video altrettanto scabroso, sempre frutto di alterazioni digitali.
«La foto era un frame del video. Si vedeva la mia faccia, presa da quella chat su skype, montata però su un corpo nudo che non era mio ma che posizionato in quella prospettiva poteva trarre in inganno. Il video era postato su un link privato di Youtube, perché solo io lo vedessi e mi spaventassi. Non solo. Mi hanno mandato anche una lista di nomi di persone a me molto vicine, aggiungendo: “Ti roviniamo la vita, tutti questi tuoi amici sapranno chi sei veramente, ti facciamo licenziare. Hai 12 ore per pagare”»ha raccontato il consigliere umbro a La Repubblica.
Solinas non si è però lasciato intimorire: si è rivolto alla Polizia postale, che ha consigliato di non rispondere più e di avvertire YouTube perché rimuovesse il video; dai poliziotti ha inoltre appreso che a gestire i ricatti è una banda con sede in Costa d’Avorio, e che la polizia riceve segnalazioni dello stesso tipo tutti i giorni.
Dopo aver ricevuto altre minacce per alcuni tempi ma essersi rifiutato di pagare, i ricattatori hanno attivato un falso profilo Facebook a nome del medico e l’hanno riempito di foto compromettenti, link al filmato e finte prime pagine di quotidiani con il presunto scandalo; inoltre hanno iniziato a inviare richieste di amicizia a parenti e conoscenti di Solinas. Questi ha avvisato Facebook, che ha poi provveduto a rimuovere il profilo.
Alla fine, la vicenda pare essersi conclusa. «Sono sicuro che se uno è un po’ più sprovveduto o si fa prendere dal panico, finisce per pagare» ha commentato Solinas.
In sintesi: Il tribunale di Tolosa ha riconosciuto un’indennità d’invalidità di circa 680 euro a una donna che dice di soffrire di “ipersensibilità elettromagnetica” e per questo è costretta a vivere in un fienile, lontano da ogni tecnologia moderna; la sentenza, quindi, certifica che questa ipersensibilità è reale.
Valutazione: BUFALA. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha studiato per anni questa sindrome e ha trovato che è un effetto nocebo: un autoinganno in buona fede. Il tribunale francese ha semplicemente riconosciuto che la donna è effettivamente resa invalida dalla sua convinzione di essere ipersensibile.
Fonte: http://bufalopedia.blogspot.it/2015/09/donna-francese-riceve-assegno.html
Un utente Microsoft, come riportato dal quotidiano La Stampa, ha segnalato a The Inquirer di non avere mai effettuato il download di Windows 10, da poco lanciato da Microsoft. Microsoft si è difesa sottolineando che chiunque abbia impostato gli aggiornamenti automatici di Windows sul proprio computer si troverà un file denominato $Windows.~ BT, necessario per l’installazione dell’ultima versione del sistema operativo. Ma se e quando compiere il passo successivo, cioè la vera e propria installazione del software, è a discrezione di ogni singolo utente. Finora Windows 10 è già stato installato su più di 80 milioni di computer anche perché Microsoft ha distribuito l’aggiornamento gratuitamente per cercare di abbattere ogni record di diffusione.
Come per ogni cambio di sistema operativo è bene informarsi circa la compatibilità delle applicazioni che state utilizzando e considerare dei “costi” in termini di apprendimento per bilanciare i benefici offerti dalla nuova versione prima di aggiornare il proprio PC.
Vai all’articolo: http://bit.ly/1OcuMjU