Impedire a una persona di comunicare con altri utenti appartenenti alla stessa chat o ad un altro ambiente online protetto da password.
Quando si tratta di comportamento a rischio si parla di esclusione, e per indicare questa modalità prevaricatrice si può anche utilizzare il termine “bannare”. L’aggressore non “banna” un qualsiasi utente che ha assunto online comportamenti contrari alle regole di buona condotta (netiquette, insieme delle norme comportamentali che devono essere rispettat dagli utenti di una chat, forum o altro servizio on line), ma uno specifico soggetto, a volte già vittima di bullismo relazionale durante la vita reale.
E’ bene precisare che la leadership di un ragazzo/a è determinata non solo dai contatti della vita reale, ma anche dal numero di “amici” online e “seguaci”. In questa prospettiva l’esclusione assume il peso di una severa punizione, che determina una netta riduzione dei collegamenti amicali, quindi dei contatti riducendo la popolarità e il potere (fonte: L.Pisano, M. E. Saturno 2008, L.Pisano 2014)
ll risultato, per la vittima di ostracismo, saranno prepotenze che riverberandosi circolarmente dal mondo offline a quello online, non terminano mai. Raramente la relazione complementare rigida tra il cyberbullo e la vittima può evolvere in un’escalation simmetrica quindi in flaming, ovverossia se la persona esclusa dall’attività online riesce, con adeguati programmi “anti-ban” (software specializzati nel contrastare l’allontamanemento dalla comunità virtuale) a rientrare online, esprimerà tutta la sua collera, insultando, a sua volta, il cyberbullo.
Fonte e approfondimento: Ministero della Giustizia