Le nuove tecnologie del Web portano ad una maggiore superficialità, conseguenza ormai riconosciuta dalla comunità scientifica. Se i testi dei libri cartacei vengono letti, sullo schermo invece, vengono scorsi, sfogliati velocemente.
La “tecnologia” dei libri porta alla ricerca e all’approfondimento grazie alla lettura su un mezzo fisico che interagisce con noi.
La tecnologia del web si naviga. Si resta in superficie.
Noam Chomsky, linguista statunitense, ha dichiarato che “non è possibile comunicare molto in un tweet o in un commento su Internet. Questo porta necessariamente ad una maggiore superficialità.” (Fonte: Chomsky N. – 2012 – The universal man. New Scientist p.29)
Su questo tema val la pena di leggere il libro di Nicholas Carr sul tema dei rischi di internet. Si intitola in lingua originale “The Shallows”, la secca, dove l’acqua è poco profonda e come aggettivo significa superficiale. Non a caso.
Martin Spitzer, visiting professor ad Harvard, medico psichiatra tedesco e direttore del Centro per le Neuroscienze e l’Apprendimento all’Università di Ulm, ha scritto un libro dal titolo inequivocabile: “Demenza digitale”. Ossia, come la nuova tecnologia ci rende stupidi, pubblicato da Cobraccio Editore.
Il tema non è una teoria personale di qualche luddista retrogrado ma uno stimolo profondo, molto documentato e ripreso da studi scientifici che ci porta a riflettere attentamente circa l’uso delle tecnologie digitali e del web in ambito educativo.
Se ci limitiamo a chattare, twittare, postare, navigare su Google… finiamo per parcheggiare il nostro cervello, rendendolo incapace di riflettere, di concentrarsi.
Certamente vi è un uso sano di queste tecnologie ad alto potenziale di dipendenza, ma richiedono controllo, una disciplina d’uso e non possono essere messe nelle mani dei più piccoli senza alcuna riflessione in merito.
Il nostro polipo, scelto come mascotte di questo sito, è un animale marino che non vive in superficie. Va a fondo.
Approfondisce, cerca la fonte, si documenta ed usa le nuove tecnologie padroneggiandole. Per creare qualcosa. Per comunicare qualcosa, come mezzo per organizzare ed essere più efficienti, per conoscere ed allargare i propri orizzonti.
Dobbiamo essere consapevoli che la semplicità di informazione e di comunicazione ha come prezzo anche il rischio di superficialità.
Abbiamo a disposizione a portata di clic tutto il sapere del mondo, così come tutto il peggio del mondo, e possiamo entrare in contatto con altre persone come mai è stato possibile prima d’ora, nel bene e nel male. Dobbiamo imparare insieme a capire questa tecnologia e ad arginarne gli aspetti più pericolosi con contromisure e consapevolezza.
Marco Aurelio diceva che l'”Anima alla lunga prende il colore dei pensieri”. Dobbiamo aiutare i nostri figli ad avere pensieri colorati, non sbiaditi e poco originali.