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Pedofilia

Grooming, in inglese, è il comportamento di un animale che provvede a mantenere la pulizia e l’igiene di un suo simile, più in generale significa prendersi cura di qualcuno.

Per ‘online grooming’ si intende quella pratica di adescamento online che avviene attraverso un lento processo interattivo nel quale il cyber predatore sviluppa una relazione intima e duratura con una giovane vittima, “prendendosi cura” del suo mondo psicologico.

Le principali fasi del processo interattivo sono:

  1. Formazione dell’amicizia
  2. Formazione della relazione
  3. Valutazione del rischio
  4. Esclusività del rapporto

Il cyber predatore, durante la prima fase, può cercare di sedurre la giovane vittima, prendendosi cura (grooming) del suo mondo interiore. A tal fine potrebbe sfruttare a proprio vantaggio le problematiche individuali e relazionali tipiche della preadolescenza e quindi di una fase della vita caratterizzata da una profonda incertezza, proponendosi come l’unico adulto capace di comprendere e contenere tale disagio.

Il repertorio collaudato di domande generiche (finalizzate a sondare la disponibilità ad affrontare il tema), “Come va con i tuoi genitori?, retoriche (che contengono implicitamente una risposta), “Tuo padre e tua madre ti stimano abbastanza?”, “Si rendono veramente conto dei tuoi problemi?” e seduttive (perché mirano ad esaltare le qualità della giovane vittima), “Ma hanno capito quanto vali?, “Capiscono che ti dovrebbero dare maggiore fiducia, viste le tue capacità?”, permettono al cyber predatore di fare credere al preadolescente di avere finalmente trovato un adulto autorevole e soprattutto diverso dai suoi genitori con il quale può parlare senza correre il rischio di litigare ed essere giudicato.

Aggiungendo poi qualche moderato commento positivo sul loro operato, “Sicuramente ti vogliono bene ma non riescono a dimostrartelo perché hanno molti problemi. Sai bisogna capirli”, l’adescatore evita di entrare in competizione e mantiene una posizione strategicamente neutrale, finalizzata a conquistare completamente la fiducia della giovane vittima. Il cyber predatore si presenta dunque come un positivo sostituto genitoriale, un padre amorevole capace di impersonare l’ideale edipico e quindi di realizzare il desiderio del preadolescente di interagire con una figura paterna perfetta.

Si tratta evidentemente di un’esperienza confondente e mistificante perché il piano delle fantasie è sovrapposto a quello della realtà, in un ambiente nel quale già opera la confusione dei processi logici, e il preadolescente, intanto che costruisce una relazione con il cyber predatore, cerca inconsciamente di realizzare il desiderio edipico di conquistare la figura paterna. Ed infatti se l’obiettivo inconscio è quello di fondersi psicologicamente con il padre ideale, impersonificato dal cyberpredatore, l’effetto reale è che verrà con molta probabilità abusato sessualmente dall’adescatore on line. Ovviamente non tutti i giovani sono così sensibili ai temi edipici al punto da coinvolgersi in attività sessuali con i cyber predatori ma solo quelli che hanno sperimentato importanti deprivazioni affettive e che possono rintracciare in queste relazioni a rischio quelle attenzioni psicologiche che non hanno ricevuto dai propri genitori.

Infine precisiamo che il cyber predatore non funziona come il padre reale e quindi “il terzo” che, fungendo da specchio, può progressivamente condurre il minore verso la differenziazione dalla figura materna e quindi la positiva risoluzione del complesso edipico. Ma essendo “il terzo” digitale e quindi uno specchio frammentato, tenderà a rafforzare nella giovane vittima i processi simbiotici tra l’identità reale e quella virtuale e quindi a stimolare un funzionamento mentale basato sulle relazioni oggettuali parziali. Con il risultato che la giovane vittima tenderà a confondersi ancora di più e a legarsi patologicamente con l’adescatore on line, percependo solo i suoi aspetti positivi.

Fonte e Appofondimenti: Antigrooming IFOS

 

  • Stabilite insieme delle regole di comportamento. Trovate un esempio di «patto» che potete stipulare.
  • Decidete insieme quali chat room può frequentare vostro figlio.
  • Insegnate a vostro figlio a non fornire dati personali (nome, cognome, età, indirizzo, numero di telefono, nome e orari della scuola, nome degli amici, ma anche indirizzo e-mail, proprie foto) che possono renderli facilmente individuabili e raggiungibili.
  • Spiegate a vostro figlio in quali pericoli può imbattersi su Internet: più è informato, più sarà al sicuro. Parlate apertamente e onestamente del rischio di imbattersi durante le attività online in potenziali malintenzionati: superate il vostro imbarazzo perché, così facendo, potete dimostrare loro che non debbono vergognarsi a chiedervi informazioni su tale argomento e a confidarvi eventuali “brutti incontri”.
  • Raccomandategli di non incontrarsi mai di persona con chi ha conosciuto su Internet.
  • Nei social network, modificate le impostazioni sulla privacy in modo tale che i dati personali non siano visibili a tutti.
  • Aiutate vostro figlio a proteggere i suoi account con password sicure.
  • Proteggete il computer con un software per la protezione dell’infanzia, come il filtro Davide.
  • Denunciate eventuali contenuti indecenti al gestore della rete/amministratore della pagina.
  • Mostrate ai vostri figli di essere sempre disponibili ad ascoltarli e fate capire loro che non è mai troppo tardi per riferire se qualcuno o qualcosa, durante la navigazione, li ha turbati, o li ha messi a disagio, senza il timore di essere giudicati o puniti, perché solo così potranno evitare di imbattersi in pericoli ancora maggiori.
  • Informate i vostri figli della possibilità di rivolgersi a Telefono Azzurro. Se navigando in Rete i vostri figli rimangono turbati da qualcosa o se ricevono messaggi o immagini indesiderati, possono sempre chiamare Telefono Azzurro al numero 1.96.96, oppure contattarlo anche via chat, tutti i giorni dalle 16.00 alle 20.00, accedendo al sito www.azzurro.it e cliccando su “ch@tt@ con Telefono Azzurro!”
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